Certificazione degli impianti domestici
Nel caso in cui vi stiate accingendo a vendere o affittare casa, il notaio, l’agente immobiliare, o un ipotetico compratore e/o affittuario, potrebbero richiedervi i certificati di conformità degli impianti domestici. Se non avete la benché minima idea di che cosa si tratti, non temete, la cosa è molto più semplice di quanto possiate immaginare, vediamo di illustrarvela brevemente.
Ogni impianto tecnologico a servizio di una determinata proprietà immobiliare dovrebbe essere certificato: in questo caso utilizziamo il condizionale solo perché se si ha a che fare con case ed impianti piuttosto datati, state pur certi di non essere in possesso di tale documentazione e non c’è modo di procurarsela, perché si ha a che fare con impianti che oggi non sono più a norma e dunque non certificabili, se non a patto di essere completamente rivisti o sostituiti.
Cosa si intende per certificato di un impianto
La certificazione di un impianto, più propriamente detta “dichiarazione di conformità”,è quel documento, a piena tutela del committente, che viene rilasciato dal tecnico che ha provveduto all’ installazione dello stesso e che attesta la sua completa rispondenza e la sua adeguatezza alle norme vigenti e alle specifiche tecniche richieste. Qualora in casa vostra chiamiate un artigiano o un’ impresa ad eseguire l’installazione, così come il rifacimento o l’ adeguamento alla normativa di un determinato impianto (sia esso idrico-sanitario, elettrico, o altro ancora) al termine dei lavori questi sono obbligati a consegnarvi il certificato di conformità, pertanto esigetelo!
Tale documentazione nasce nel 1990; poi nel 2008 tramite il Decreto Ministeriale n. 37, la legislazione in materia di sicurezza degli impianti viene riorganizzata; da allora (solo) per gli impianti antecedenti vi è la possibilità di sostituire il certificato di conformità con una Dichiarazione di Rispondenza (DIRI), che può essere redatta da un tecnico impiantista abilitato, o dal responsabile tecnico di un’impresa abilitata che esercitino da almeno 5 anni a seguito ovviamente degli opportuni accertamenti e sopralluoghi volti a verificare l’effettiva rispondenza dell’impianto alla normativa.
Tenete presente però che un impianto realizzato dopo il 2008 non può in alcun caso essere “sanato” con una Dichiarazione di Rispondenza, ma è necessario rimettere mano all’impianto e redigere una nuova dichiarazione di conformità.Inoltre, nel caso in cui,sul vostro immobile, eseguiate dei lavori di ristrutturazione sostituendo o modificando solo una porzione di un impianto esistente, il certificato che vi viene rilasciato sarà relativo alla sola parte oggetto dell’intervento, ma dovrà in tutti i casi tener in debito conto anche la funzionalità e la sicurezza della totalità dell’impianto ed anche questo documento, seppur parziale,se non vi viene dato dovrete esigerlo!
Quando serve ed in cosa consiste
Di fatto, la dichiarazione di conformità è obbligatoria, non unicamente per le abitazioni, bensì per tutti i tipi di immobili e per tutti i tipi di impianti, ovvero per quelli
elettrici; di protezione dalle scariche atmosferiche; di automazione di porte e cancelli; radiotelevisivi; di riscaldamento, condizionamento e climatizzazione; idro-sanitari; gas; di sollevamento (come ascensori, montacarichi, scale mobili) e per quelli di protezione antincendio.
Ogni dichiarazione di conformità va redatta sulla base di un modello, pubblicato in allegato al D. M. 37/08 e poi modificato con la pubblicazione del Decreto 19 maggio 2010 ed al suo interno devono essere esplicitati una serie di dati obbligatori, quali il tipo di impianto, i dati del responsabile tecnico dell’impresa, del committente e del proprietario dell’immobile, i dati relativi all’ubicazione dell’impianto, i materiali impiegati e la rispondenza alle norme vigenti. Ogni certificato deve poi essere corredato da specifici allegati, pena la nullità dello stesso ed in particolare: il progetto dell’impianto (che è obbligatorio unicamente per immobili con determinate caratteristiche dimensionali); lo schema d’impianto (indispensabile in mancanza di un progetto); la relazione tipologica (o l’elenco dei materiali impiegati) ed il certificato di iscrizione alla Camera di Commercio della ditta che ha realizzato i lavori.
Quando e perché potrebbero richiedervelo
Il certificato di conformità degli impianti di una casa è una delle condizioni necessarie per poterne richiedere il certificato di agibilità, pertanto averlo è fondamentale! Inoltre va allegato agli atti di rogito, anche se in mancanza di tale documentazione si può comunque procedere, specificando nell’atto che l’acquirente ne è consapevole e si impegna a far adeguare gli impianti a sue spese. Lo stesso vale anche in caso di locazione, comodato o qualunque altro genere di cessione dell’immobile a terzi.
Ricordatevi infine che, quando previsto, il mancato rilascio del certificato da parte di un’impresa che ha eseguito i lavori, prevede sanzioni amministrative fino a 10.000 euro.
Eccovi il modello DICO (Modulo dichiarazione conformità impianto) scaricabile: