Affitti 2019: risparmiare con la cedolare secca
Le tasse sulle locazioni rappresentano una spesa importante per i proprietari di casa, ma c’è un modo per renderle meno gravose: scegliere la cedolare secca, che la Legge di Bilancio 2019 ha confermato ed esteso anche agli immobili commerciali. È necessario però rispettare determinati requisiti.
Cedolare secca: che cos’è?
La cedolare secca è un regime di tassazione che consente di assoggettare l’importo del canone versato dall’affittuario non con le aliquote Irpef ordinarie (che variano dal 23% al 43%), ma con un’imposta sostitutiva al 10% per i contratti a canone concordato o al 21% per quelli a canone libero. Chi la sceglie non deve pagare l’imposta di bollo né di registro. Ovviamente l’aliquota al 10% è particolarmente vantaggiosa, ma si applica solo a quei particolari contratti in cui il valore dell’affitto viene stabilito dalla normativa in base alla tipologia di appartamento e a seconda del quartiere, e che rimane fisso per tutta la durata della locazione in quanto non risente delle rivalutazioni Istat. Nel caso dell’aliquota al 21%, invece, il reddito fondiario è parte integrante di quello complessivo ai fini del calcolo dei requisiti previsti per ottenere agevolazioni e detrazioni.
Quando si paga
A differenza della tassazione ordinaria, chi opta per la cedolare secca non solo non dovrà versare alcuna cifra per la registrazione del contratto, ma potrà anche pagare l’acconto in due tranche (se è superiore a 257,52 euro): la prima, pari al 40% (del 95%) entro il 16 giugno, la seconda, del restante 60%, entro il 30 novembre. Il saldo si dovrà poi versare entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello di riferimento.